Making movies dei Dire Straits
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Making movies dei Dire Straits

Making movies dei Dire Straits domenica 17 ha compiuto 41 anni, ma risentendolo ne dimostra molti di meno.

Making movies dei Dire Straits è il tipico esempio di come un ragazzino di 12 anni si possa spostare dalla musica pop a quella un pò più strutturata come il Rock.

Non dico il Jazz, perché avrei preteso un pò troppo da un giovane che il giorno prima aveva sentito gli Imagination, però un pò di sani assoli di chitarra (e Mark Knopfler sa come farli) e ritmiche ruspanti, non gli avrebbero certo fatto male!

Questo ha acceso in me il desiderio di saperne di più su questa Band fantastica, diversa da tutto quello che solitamente sentivo nella mia stanza.

I miei fratelli più grandi erano molto Dance, e questo non è certo un demerito, perché stiamo parlando di Barry White, Michael Jackson, Istant Funk, Bee Gees, con puntatine su Gino Vannelli e Stevie Wonder.

Però quel suono diverso ha scatenato in me qualcosa di imprevisto.

Meno male che le radio si sono subito interessate a loro e non solo quelle più impegnate, anche quelle POP.

Così ogni giorno, incollato allo stereo di mio fratello Mimmo, cercavo di carpire notizie e tracce di questo disco meraviglioso Making movies dei Dire Straits.

Oggi posso dire senza ombra di dubbio che si tratta di un vero e proprio Greatest Hits, e non parlo da nostalgico degli anni ’80, ma da umile amante della buona musica.

Guardate voi stessi i titoli delle canzoni contenute in questo capolavoro della durata di meno di 38 minuti.

  • .1 Tunnel of Love
  • .2 Romeo and Juliet
  • .3 Skateaway
  • .4 Expresso Love
  • .5 Hand in Hand
  • .6 Solid Rock
  • .7 Les Boys

Anche solo rileggendo la playlist del disco sento l’organo iniziale di Tunnel of love con l’attacco all’unisono di tutta la band, per poi sprofondare nella dolcezza dell’arpeggio iniziale di Romeo and Juliet.

Poi subito Skateaway, un brano con la strofa un pò sottotono, quasi parlata, ma che dopo un bridge ritmato dà il la ad un inciso dirompente.

Expresso Love ci riporta nel tipico modo di fare rock dei Dire Straits, e si riparte poi con Hand in hand, la 5a traccia di questo capolavoro:

un Piano suonato nelle ottave più alte fa da contraltare ad una chitarra arpeggiata delicatamente, per poi aprirsi in un bel pezzo rock non troppo spinto quasi Country Rock, una vera e propria Ballad.

Dentro Solid Rock ci trovo la voglia di irrompere del primo Elton, un canto scanzonato che ricorda Dylan e forse come in una ricetta aggiungerei anche la grinta di Springsteen. Detto questo, il pezzo è il loro e solo loro.

Conclude il tutto Les Boys, una ballad Country che se chiudiamo gli occhi per un momento ci riporta dentro un tipico Saloon di un film Western.

Ora però metterò la nota più importante di questo disco. Come ho già detto mi ricorda l’adolescenza, Tony e Baby Alfieri, Sandro e il Vicolo, ma soprattutto mi fa riabbracciare le costole del mio amico Izio, che adesso se la ride di me fumando una siga con le cuffiette a palla in testa.

Bruno Santoro

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